Arancio era il colore delle pareti si evolve con una modalità di de-costruzione e costruzione dei ruoli all’interno della famiglia al di fuori delle prospettive sociali, per riuscire a trasformare, attraverso l’uso delle immagini, un nuovo palinsesto domestico e un primo principio di autodeterminazione. All’interno del progetto vi sono tre elementi che vengono utilizzati come metafora e linea narrativa; la casa, il portagioie, i piatti.
Questi tre elementi fungono da soggetti iconici, la casa diventa il contenitore spaziale, il portagioie il contenitore emotivo e i piatti diventano la metafora della mancata comunicazione e del tentativo di contatto.
Come fanno i contatti visivi, le immagini, l’immagine come contatto, a influire sulla costruzione della vita sociale? In che modo si riconosce una contaminazione emotiva? (Mitchell)
L’immagine, che si differenza dalla fotografia, poiché non dipendente dal solo mezzo fotografico, ha un ruolo rela- zionale e indagativo all’interno del processo di costruzione di Arancio era il colore delle pareti. In linea con il processo di decostruzione sociale avviene anche un procedimento di decostruzione dell’immagine stessa, andando e provando ad arrivare al limite del fotografico. Il lavoro si sviluppa in immagini catturate dal web, lavorate tramite programmi come Adobe Photoshop, zoommate fino alla loro materia.
Già il titolo proposto, Arancio era il colore delle pareti, racchiude di per sé uno spazio. Una parete, uno spazio, una camera, una casa. La casa è la zona di partenza e il primo passo verso l’analisi del contenuto. La casa è dunque il contenitore d’eccellenza della comunità domestica. Pur essendo l’elemento in cui si è applicato più studio, non si riesce mai a vedere il suo interno. Lo studio è una visione dall’esterno, concentrata su dettagli e su dinamiche che si svolgono nella cornice del condominio. Lo sguardo inevitabilmente parziale e irriducibilmente soggettivo. L’eser- cizio di osservazione è durato 12 mesi e si può definire un’esperimento di esaurire una cosa o semplicemente la casa, di dirla pienamente e compiutamente. Presto ci si accorge che non è possibile farlo, e forse lo si sa già quando si comincia, ma il tentativo rimane, proprio per questo, pura immagine.
In tutto il progetto c’è una modalità orientata al gioco, al ritorno al primordiale per riuscire a scavalcare le sovrastrutture sociali. E’ grazie al gioco, che riusciamo a essere liberi di autodeterminarci. Non a caso l’autore tende a giocare, un giocare in maniera seria. In maniera seria perché si vuole esplorare in maniera consapevole. In Arancio era il colore delle pareti il punto focale e il punto di mediazione è quello della relazione, dello scambio e del dialogo anche in forma silenziosa. I piatti all’interno del progetto riportano alla simbologia del ritrovo, del ritrovarsi a tavola. Come in ogni famiglia il punto di scambio, di dialogo si trova nei momenti in cui ci si mette a tavola e si mangia insieme. I piatti che si trovano nelle immagini e all’interno dello spazio scelto per mostrare il lavoro, sono piatti dinamici, sporchi e inesistenti. Il piatto sporco vuole riprendere il detto popolare del “i panni sporchi si lavano in famiglia” che vuol dire che le questioni familiari devono essere risolte all’interno della famiglia, senza interventi esterni. I piatti sporchi si lavano in famiglia, o semplicemente rimangono sporchi. Il piatto sporco assume una simbologia quasi pantagruelica,di fame, di consumo, di assenza ma principalmente di sazietà. Oltre alla sazietà c’è un’analogia al cibo come assimilazione primaria, quindi di dialogo come assimilazione necessaria per poter stare bene con gli altri e con se stessi. Insieme ai piatti sporchi esistono piatti che non esistono. Piatti che non sono mai usati, che non provengono da nessuna credenza e che non sono mai stati lavati. Piatti che non esistono. Mentre i piatti sporchi vanno a evidenziare la relazione, i piatti che non esistono vanno a sottolineare invece la necessità di avere uno scambio, allora non esistono poiché non c’è relazione, ma esistono poiché c’è la volontà di averla.
Sospeso tra “pensosità semiologica" e divertimento dadaista, il processo di Arancio era il colore delle pareti parte tutto dall’imparare, o re-imparare a giocare, a esplorare, comprendere e trasformare. L’ultimo atto del progetto sono le sei costruzioni in bianco e nero. Le sei immagini, sono la documentazione della performance di costruzione di una nuova struttura ideologica. Un gioco a due, apparentemente semplice, vuole delineare e definire i rapporti relazionali all’interno dei membri famigliari. Mettendosi uno di fronte all’altro, ognuno con eguali pezzi a disposizione, si attua un gioco di fiducia e di compatibilità. Le costruzioni sono state fatte tra:
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- Madre e figlio
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- Madre e figlia
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- Moglie e marito
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- Padre e figlio
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- Padre e figlia
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- Fratello e sorella
Attraverso questo gioco utilizzato per l’infanzia per scoprire le forme e imparare a usare lo spazio, si attua un nuovo modo di mettersi in relazione gli uni con gli altri e de costruire le dinamiche e i ruoli all’interno della famiglia. La struttura costruita tra moglie e marito è molto diversa tra quella tra fratello e sorella. Ha una struttura più larga, quindi più stabile e non rischia di aggiungere pezzi che possano creano stabilità. All’interno del gioco d’infanzia si possono trovare pezzi cilindrici, quadrati, rettangolari che inducono un principio di apertura e avanzamento e altri che includono la chiusura, come i pezzi triangolari. Nella struttura relazionale tra moglie e marito si trovano molti punti di chiusura, di fine e di necessità che la struttura sia solida e stabile. In quella tra sorella e fratello invece i triangoli vengono utilizzati come funzione decorativa della base, quasi a ricordare un fortino, segno anche della complicità di immaginazione verso il gioco. Quasi tutte le strutture in cui era presenta la figlia invece sono delineate da uno spazio nel mezzo, che nella struttura con il padre in cima viene unita da una sorte di ponte tra le due torri, mentre nella struttura con la madre lo spazio è evidente tra le due torri. Le due strutture si fronteggiano e mai si toccano, poggiano su una struttura solida.